Vi verrà spontaneo cercare di capire perché il bambino piange, grida o si rifiuta di fare qualcosa, altrimenti vi sembrerà di non avere il controllo, ma va benissimo anche non sapere come comportarsi e mantenere viva la curiosità. Tuttavia, molto spesso i genitori ripiegano su questa frase: “Oh, fa così perché è stanco”, ma non è detto che la stanchezza sia sempre la ragione tra le tante. I genitori amano la parola “stanco”, ma non ci vuole molto a capire che non è il bambino a essere stanco...
Ci sono altre interpretazioni del comportamento inopportuno del bambino, e se vi riconoscete in una di queste, siete già pronti a lavorarci sopra e a rimediare:
“Lo fa solo per attirare l'attenzione”. Tutti hanno bisogno di attenzione, a qualsiasi età. Se un bambino riceve automaticamente l'attenzione che gli serve e si sente sicuro di poterne disporre tutte le volte che ne ha bisogno, non deve sviluppare comportamenti disadattivi per ottenerla. Se fa qualcosa di inopportuno per attirare l'attenzione, proponetegli invece di chiederla;
“Ai bambini piace manipolare le persone”. I bambini piccoli non sono capaci di premeditazione. Non programmano di infastidirvi, sono semplicemente se stessi e bisogna aiutarli. Quando il bambino si mette a gridare, scalciare e magari anche a sbattere la testa su qualcosa, non ha una strategia premeditata: prova dei sentimenti e ha bisogno di aiuto per riuscire a esprimerli in modo più adeguato. Provate a dirgli che impressione vi fa il suo comportamento e traducete in parole quello che probabilmente vuole dirvi;
“Sono bravissimi a infastidirmi”. Se la reazione del bambino alla frustrazione è spiacevole per voi, questo non significa che lui abbia idea della reazione che suscita o che calcoli come suscitarla in voi. I bambini imparano a usare il lessico per descrivere come si sentono e cosa vogliono quando noi indichiamo loro una traccia da seguire. Proviamo a pensarci: imparare questa abilità è decisamente più complicato che, per esempio, imparare a chiedere un biscotto, soprattutto quando sono coinvolte emozioni forti;
“C'è qualcosa di sbagliato in loro”. Certi bambini imparano le attitudini sociali più lentamente di altri, alcuni fanno più fatica a gestire la frustrazione, altri impiegano più tempo a diventare flessibili e a risolverei problemi. Alcuni bambini hanno bisogno di ulteriore aiuto per scoprire i loro sentimenti e per trovare modi adeguati di esprimerli. Quello che veramente può aiutare è avere qualcuno accanto che li esprima con precisione e li accetti, e quel qualcuno siete voi genitori.
Nessuno si sente meglio perché qualcun altro lo induce a vergognarsi o a sentirsi sciocco. È possibile contenere un crollo nervoso del bambino abbracciandolo e a volte standogli vicino, mettendovi sul suo stesso piano e mostrandovi preoccupati per come si sente senza lasciarvi sopraffare. Per aiutarlo ad avvalorare i suoi sentimenti potete usare parole, gesti e sguardi affettuosi.
Quello che invece peggiora un attacco d'ira è mettervi anche voi a urlare o strapazzare il bambino. Significherebbe, infatti, punirlo perché prova dei sentimenti. Anche ignorarlo è una forma di ritorsione. Se vi sentite esasperati dai suoi capricci, ricordate di riflettere invece di reagire e di non prendere mai un'esplosione d'ira come un fatto personale. Fate un respiro profondo e rimanete in contatto con voi stessi e con lui.
É bene stabilire dei limiti prima di averli raggiunti ed essere ragionevolmente coerenti con essi. Tuttavia, a volte si rischia di spingersi troppo oltre e diventare inflessibili. Così facendo, diventiamo a nostra volta un esempio di comportamento ostinato per i bambini, o magari li facciamo sentire semplicemente più frustrati, diventando noi stessi la causa di una situazione che degenera.
Invece, prendete l'abitudine di stabilire un limite descrivendo voi stessi invece del bambino; inoltre, parlate con tono calmo, amabile e fermo, ma soprattutto fate quello che avete preannunciato di fare, siate coerenti. Il vantaggio di non lanciare minacce vane, di concludere con l'allontanamento fisico, è che il bambino imparerà davvero a prendervi sul serio e sarete anche un buon esempio per lui. Gli state mostrando che ascoltate i vostri sentimenti, ricavando i vostri desideri dalle vostre sensazioni, e dandovi da fare per soddisfarli.
E dunque molto meglio conoscere i propri limiti ed essere fermi riguardo un confine prima di raggiungerli. Nello specifico, il confine è quando interrompete il vostro comportamento, e il limite è quando date i numeri se il confine non è stato stabilito.
Per riassumere: Nessun bambino vive una crisi continua. Il vostro primo compito è dunque annotare il dove, quando, con chi, cosa e perché avviene, così da sapere che cosa lo innesca. Anche quando il contesto non è evidente, non significa che non ci sia. Il primo passo è accettare il sentimento del bambino, perché questo aiuta a capire il suo modo di comportarsi. Compiuto questo primo passo, diventerete più tolleranti e di conseguenza più disposti a collaborare con il bambino per trovare insieme soluzioni che favoriscano utili cambiamenti.
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